
La sentenza emessa dalla Suprema Corte di Cassazione n. 23079/2022 (data udienza 20 gennaio 2022), sul tema della rilevanza reddituale dei proventi derivanti dall'esercizio di un'attività illecita in rapporto al reato di omessa dichiarazione e nella specie ai fini della soglia di punibilità ivi prevista, è l'occasione per fare il punto sull'attitudine del provento illecito di rilevare sul piano fiscale-tributario e sul piano penale.
Nella specie la trattazione muoverà le mosse dal comma 4, articolo 14, Legge n. 537/1993 (emanata all'indomani di "Tangentopoli") e successive intervenute integrazioni, norma che, essendo stata elevata a principio generale dell'ordinamento giuridico, è atta a spiegare i suoi effetti su piani normativi differenti con altrettante differenti implicazioni nell'ambito del corpus normativo di riferimento.
Sicchè, definiti e tratteggiati i confini di cosa debba intendersi per provento illecito, nel mettere in rilevo l'attitudine del medesimo a rilevare ai fini della tassazione sia nei termini di imposte dirette che dell'IVA, si evidenzieranno i tratti caratteristici e le principali implicazioni a livello fiscale - tributario, nonché penale ai fini delle implicazioni riferibili alla soglia di punibilità tipica dei reati penali tributari.
di Rebecca Amato - Avvocato tributarista
Il provento illecito, è genericamente identificato nell'arricchimento patrimoniale che viene conseguito a seguito dello svolgimento di un'attività illecita, ovvero di un'attività posta in essere in violazione delle norme civili, penali o...